sabato 30 marzo 2013

Basta casta: forse stiamo esagerando


"Persino Maurizio Crozza – che è un grande professionista, ma rimane pur sempre un comico – alla fine ha riconosciuto che «forse stiamo esagerando». Sentire i presidenti delle Camere che all’unisono, appena eletti, annunciano in diretta televisiva di essersi ridotti lo stipendio (ma perché solo del 30%? perché non rinunciarvi del tutto?), leggere di un parlamentare grillino messo sotto accusa dai suoi colleghi per aver mangiato al ristorante di Montecitorio invece che alla mensa, tutto ciò dà il segno – ha sostenuto Crozza – di «una escalation assurda».
Se continua così, ha concluso fra le risate del pubblico, fra qualche tempo qualcuno si inventerà in televisione un’inchiesta-denuncia su un onorevole sorpreso a mangiare una brioche con crema all’autogrill di Roma Sud. Uno scandalo, ovviamente, visto che i parlamentari degli altri Paesi europei le brioche le mangiano vuote. E chi la paga la crema se non i poveri contribuenti italiani?
La verità, messa in luce da uno spettacolo satirico ma che si ha evidentemente paura di sollevare a livello di dibattito pubblico, è che la campagna mediatica contro la casta e gli sprechi della politica è sfuggita di mano a coloro che, nel corso dell’ultimo decennio, l’hanno meritoriamente promossa. Ma il loro obiettivo, apprezzabile dal punto di vista dell’impegno civile, era la riforma del sistema dei partiti, non la sua paralisi o peggio la sua distruzione.
Una riforma peraltro sostenuta da argomenti che ormai oscillano sempre più tra la demagogia e l’invettiva vera e propria. Nata per denunciare i costi oggettivamente esorbitanti delle assemblee rappresentative (centrali e periferiche) e in genere della macchina burocratico-istituzionale italiana, per mettere a nudo la corruzione dei singoli e i molti privilegi, diretti e indiretti, connessi allo svolgimento di ruoli e incarichi politici, tale campagna ha tuttavia finito per gettare una sorta di discredito generalizzato, un’ombra di sospetto permanente, su chiunque occupi uno scranno o svolga una funzione di governo, avallando implicitamente l’idea che la politica sia in sé un affare sporco.
Il trionfale ingresso di Grillo e dei suoi seguaci nelle aule parlamentari è in gran parte da attribuire proprio a questo sentimento collettivo, che da anni è largamente ostile alla politica e ai suoi attori tradizionali. Sentimento che Grillo – un Savonarola nell’epoca dei social network – ha capitalizzato, accomunando destra e sinistra in una condanna senza appello.
La sua vittoria ha spinto tutte le altre forze politiche, frastornate e impaurite, ad assecondarlo a costo di sfondare il limite del grottesco. Tutto, ivi comprese le trattative politiche più riservate e delicate, deve essere reso trasparente e accessibile. Ogni atto o parola deve essere ripreso in video e sottoposto al giudizio del pubblico. Ogni spesa, ivi comprese caramelle e penne a sfera, deve essere documentata scontrino alla mano.
"Non c’è competenza o carriera professionale, non c’è funzione o incarico, per quanto delicato e prestigioso, che possa giustificare uno stipendio o una pensione che offenda l’amor proprio (o stimoli l’invidia sociale) di un pensionato, una casalinga o uno studente fuori corso. Tutti – purché cittadini – possono occuparsi di tutto e svolgere qualunque mansione, in omaggio all’idea che le istituzioni funzionano in virtù della volontà e dei desideri di chi momentaneamente se ne appropria, non delle conoscenze tecniche di chi opera stabilmente al loro interno.
Ma non basta. Ogni esperienza politica pregressa, aver già ricoperto un incarico pubblico o un mandato politico, è da considerarsi con sospetto, in una versione aggiornata e un tantino ridicola del delirio rivoluzionario che nella Cambogia degli anni Ottanta spingeva i seguaci di Pol Pot a deportare nelle campagne o eliminare chi indossava un paio di occhiali o possedeva un titolo di studio, e a consegnare il potere ai fanciulli.
E guai naturalmente a farsi vedere in un ristorante del centro, meglio recarsi a piedi in Parlamento, tutti a chiedere di tagliare: stipendi, province, rimborsi, numero dei deputati e dei senatori, auto blu, scorte, appannaggi, pensioni, in una gara nella quale il qualunquismo travestito da morigeratezza sembra superato solo da un’ipocrita insipienza.
Per chi si ricorda di Ionesco e del teatro dell’assurdo, sulla scena politica di queste settimane sembra essersi realizzata la trasformazione di milioni di italiani – ivi compresi opinionisti eccellenti e politici di lungo corso – in rinoceronti impazziti che caricano senza risparmiare nulla, mossi dallo spirito di rivalsa e dal desiderio di fare tabula rasa.
La “rinocerontite”, come la chiamava il drammaturgo romeno, sembra aver colpito la maggioranza e si va diffondendo come un virus. E l’unico che abbia sin qui avuto l’ardire (e il buon senso) di opporsi a questo delirio febbrile sembra essere stato Crozza, un uomo di spettacolo ma per sua fortuna ancora politicamente pensante."  Alessandro Campi, Il Messaggero

giovedì 7 marzo 2013

una mattina qualunque in tribunale

Una mattina, come tante, di udienza penale in tribunale.
Oggi verranno trattati una trentina di processi e l'aula è gremita di cittadini (imputati, testimoni e parenti) e di avvocati.
Prima che inizi l'udienza arriva un imputato detenuto; accompagnato, manette ai polsi, da una scorta composta da quattro guardie carcerarie, viene rinchiuso nella gabbia presente in aula.
Alle nove, puntuale, si presenta in aula il giudice, accompagnato dal cancelliere. 
Tutti sono presenti, ma l'udienza non inizia.
Apprendiamo che si attende l'arrivo del pubblico ministero togato e ciò malgrado ci sia già in aula il pubblico ministero d'udienza (che, nel caso di specie, è un vice-procuratore onorario - ovvero uno tra le migliaia di avvocati che, quotidianamente in Italia, per sopperire alla cronica carenza di organico della magistratura, svolge le funzioni di pubblico ministero in udienza, gestendo la quasi totalità dei processi penali).
Se si attende l'arrivo in aula del Pubblico Ministero togato è perchè il processo da trattare sarà particolarmente delicato, mormorano tra loro gli avvocati, sicuramente riguarderà quell'imputato rinchiuso in cella. Chissà di quale delitto è accusato.
E finalmente, con un ritardo di oltre un quarto d'ora, si apre la porta e, con voluta solennità, sguardo severo e compreso, senza sorrisi nè saluti a nessuno, fa il suo ingresso in aula l'atteso pubblico ministero togato. Ovviamente non è solo; è accompagnato dal segretario personale che regge fascicolo, toga e facciola (il bavaglino bianco che si indossa insieme alla toga). 
A questo punto, in quest'aula, (senza contare gli avvocati e i semplici cittadini che, per essere presenti, hanno chiesto ferie o permessi dal lavoro) si ha la contemporanea presenza di ben 10 pubblici dipendenti, funzionari pagati dallo Stato per svolgere pubbliche funzioni: un Giudice, due pubblici ministeri, un cancelliere, un ufficiale giudiziario, un segretario del pubblico ministero e quattro guardie penitenziarie. 
Il giudice può dare inizio all'udienza. 
Con somma sorpresa, imputato del processo per il quale si è tanto atteso il pubblico ministero togato non è il detenuto - il quale se ne sta, infatti, seduto quieto nella sua gabbia guardandosi in giro incuriosito, circondato dalle guardie - ma riguarda invece una giovane e minuta signora che, chiamata dall'ufficiale giudiziario, va a sedersi al banco degli imputati accanto al suo avvocato.
Di quale crimine efferato sarà accusata questa signora, si chiede il pubblico, sempre più curioso.
E ben presto si scopre che il reato di cui è accusata la giovane donna è quello di essersi recata, un pomeriggio di sei anni prima, presso la scuola materna frequentata dai figli per riportarli a casa al termine delle lezioni e, alla presenza delle maestre, rivolgendosi a un piccolo compagno di classe della figlia che il giorno prima l'aveva morsicata al braccio di averlo minacciato dicendogli: "se morsichi ancora la mia bimba, ti strapperò tutti i dentini".
Il pubblico ministero togato, dopo aver svolto indagini durate parecchi mesi, dopo avere sentito i testimoni presenti ai fatti, delegando per tale incombente i Carabinieri, ha occupato l'udienza interrogando per oltre mezz'ora la giovane mamma, cercando con ogni mezzo di farla cadere in contraddizione.
Ora, questa lunga storia per dire: NON E' PIU' TOLLERABILE TUTTO QUESTO
La giustizia, soprattutto quella penale, dovrebbe essere una cosa seria. I soldi pubblici dovrebbero essere gestiti con rispetto e parsimonia. Non è tollerabile che si occupino magistrati, funzionari e dipendenti pubblici per celebrare processi farsa, per giudicare comportamenti, forse poco civili e poco corretti, ma che sicuramente nulla hanno a che vedere con la criminalità e con condotte penalmente rilevanti. I magistrati debbono svolgere funzioni di pubblica utilità, lavorare al servizio dello Stato, nell'interesse dei cittadini, per far rispettare la legge. E non dovrebbero mai perdere il senso di ciò che fanno e nell'interesse del quale operano e per il quale sono pagati.
E' una piccola storia. 
Accadono sicuramente cose più gravi e disdicevoli, ma, credetemi, non ne posso veramente più di vedere questa pessima gestione della giustizia.

giovedì 28 febbraio 2013

Il giorno dopo

Mi ci sono voluti alcuni giorni di silenzio per metabolizzare il pessimo risultato elettorale.
La prima reazione doverosa è quella di ringraziare tutti coloro (e non sono stati pochi) che hanno ritenuto di darmi fiducia, esprimendo la loro preferenza al momento del voto.
Questo per me è motivo di grande soddisfazione personale e mi fa pensare che, nonostante il risultato, ne sia valsa la pena.
Per il resto, il mio attuale sentimento, ancora "di pancia" più che frutto di elaborazione, è un misto di depressione e timore.
Depressione perchè vedere la Lega con Maroni governatore della Lombardia, dopo tutto quello che è successo, mi fa pensare che vi siano davvero poche speranze di rinascita, rinnovamento e pulizia.
Timore perchè il fenomeno M5S, qualche idea seria e condivisibile, eccessivamente permeata di arrogante qualunquismo sfascista e di acritica adorazione per il nuovo profeta, mi inquieta e mi rende terribilmente diffidente, come di fronte a ogni forma di religione e di dogmatismo.

Premesso che questi sono i miei sentimenti di oggi e che, a conti fatti, l'aver votato e militato con passione per un partito che ha ottenuto il 3,2% a livello nazionale e l'1,5% a livello locale, mi costringe a prendere atto del fatto che non capisco nulla di politica e che sto guardando il mondo da una riserva indiana, ciò detto, alcune sommesse considerazioni mi permetto di farle, sperando di venire presto smentita dalla realtà dei fatti.

Ieri in rete si dedicava grande interesse ed entusiasmo a una petizione che una grillina vorrebbe inviare a Grillo invitandolo a non arroccarsi e a collaborare col centrosinistra al fine di far approvare una serie di riforme che il nuovo Parlamento, prima di sciogliersi, dovrebbe varare. Si tratta precisamente (riporto testualmente)di:


«1. Una nuova legge elettorale; // 2. Una legge contro la precarietà e l’istituzione del reddito di cittadinanza; // 3. La riforma del Parlamento, l’eliminazione dei loro privilegi, l’ineleggibilità dei condannati; // 4. La cancellazione dei rimborsi elettorali; // 5. L’abolizione della legge Gasparri e una norma sul conflitto d’interessi; // 6. Una legge anticorruzione che colpisca anche il voto di scambio e l’istituzione di uno strumento di controllo sulla ricchezza dei rappresentanti del popolo (il “politometro”); 7. Il ripristino dei fondi tagliati alla Sanità e alla Scuola; // 8. L’istituzione del referendum propositivo senza quorum; // 9. L’accesso gratuito alla Rete; // 10. La non pignorabilità della prima casa».

A prima lettura le proposte parrebbero condivisibili.
Certo è che si tratta di proposte minime, per lo più, assolutamente generiche ma, soprattutto, possibile fonte di gravi equivoci.

Tanto per iniziare, cosa significa "nuova legge elettorale" senza indicare i criteri minimi della discussione (ritorno al proporzionale? doppio turno alla francese? maggioritario secco?). E' evidente che non ha alcun significato parlare di riforma se non si forniscono almeno le coordinate minime verso le quali si vorrebbe andare. 

“Reddito di cittadinanza”. Cosa significa? E' diverso, e in cosa, dal disegno di legge per il reddito minimo garantito sul quale S.E.L. sta raccogliendo le firme già da parecchi mesi? Sarebbe economicamente sostenibile e sulla base di quali risorse?

“Ineleggibilità dei condannati”. Si dovrà ben specificare, seppure sinteticamente, se l'ineleggibilità dovrebbe valere per tutti i reati o solo per i delitti dolosi; se ci vorrà una sentenza definitiva o sarà invece sufficiente una qualunque sentenza. 

L’altra questione rispetto alla quale la proposta dei grillini mi preoccupa e mi delude, dimostrandosi intollerabilmente superficiale e populista, è quella relativa alla non pignorabilità della prima casa. 
In uno Stato in cui anche gli stipendi e le pensioni sono pignorabili pro quota, il profeta genovese - per raccogliere consensi, sull'onda dei malumori nati da sospetti abusi di Equitalia - ha proposto, come un novello pifferaio magico, di rendere impignorabile la prima casa. 
E c'è chi lo segue e lo plaude senza capire cosa significherebbe realmente una proposta del genere.

E' evidente che se mai una tale scellerata proposta dovesse superare la boutade da campagna elettorale la conseguenza immediata sarebbe quella  che nessuna banca erogherebbe più un centesimo di mutuo senza una garanzia ipotecaria.
E se anche se così non fosse, se anche le banche dovessero comunque erogare i mutui, poichè i denari prestati per finanziare gli acquisti della prima casa non sono altro che i nostri soldi, quelli che noi depositiamo sui conti correnti, se questi soldi non dovessero essere poi restituiti, inevitabilmente il danno ricadrebbe su ogni singolo correntista.

Non va, infatti, dimenticato che la pignorabilità della casa non è un privilegio di cui gode solo Equitalia, ma uno strumento a favore di qualsiasi creditore; che ciascuno di noi potrebbe essere creditore di un soggetto per mille validi motivi e che non potendo pignorare la casa spesso non avrà alcun altro modo per soddisfare il proprio credito, che resterà così solo un  numero scritto su un pezzo di carta; che non sempre Equitalia agisce ingiustamente, ma spesso tenta anche di recuperare il credito da evasione fiscale di soggetti che truffano e danneggiano la collettività.
Ma tutte queste considerazioni pare che il profeta genovese non le abbia fatte.

sabato 23 febbraio 2013

Il silenzio elettorale

Grandi festeggiamenti in famiglia quando ieri sera ho spiegato ai miei figli l'esistenza dell'art. 9 della legge elettorale, quello che impone il "silenzio" di qualsiasi forma di propaganda dal giorno precedente le elezioni.
In pratica, hanno capito che sarebbe stata l'ultima sera, dopo un mese di precarietà familiare, in cui avrebbero cenato (tra l'altro male) senza la presenza di uno o dell'altro genitore (in qualche raro caso, senza la presenza di entrambi).
Anche se si sono illusi (e, lo ammetto, non me la sono sentita di togliere loro questa speranza) che da ieri sera in poi, finalmente, gli argomenti dominanti i nostri pranzi e cene in famiglia non sarebbero più stati la politica o la campagna elettorale.
Perchè, hai voglia dir loro che tutto questo lo stiamo facendo per loro e riguarda il loro futuro. In realtà, forse avrebbero preferito dei genitori con meno velleità di partecipazione e di cambiamento sociale. 
Ieri sera il grande assente è stato il padre. Impegnato nell'ultima tornata di affissione di manifesti sui muri della città. E' rientrato nella notte, infreddolito e amareggiato.
Infreddolito per le insolite temperature di questa campagna elettorale d'inverno, la prima con la neve nella storia della repubblica (speriamo che sia almeno di buon auspicio) e amareggiato per l'ennesima prova di inciviltà e di spregio per le regole rappresentato dall'uso degli spazi elettorali da parte della stragrande maggioranza dei candidati e dei loro partiti.
Se le regole democratiche prevedono che ciascuno abbia il proprio spazio, preciso, numerato, ben individuato, con quale forma di arroganza, di violenza, di profonda inciviltà ci si permette di occupare lo spazio degli altri?
La speranza è quella di svegliarsi, da mercoledì mattina, in un paese diverso, dove i cittadini giudicheranno chi votare anche in base a questi comportamenti, così che ogni manifesto affisso fuori dagli spazi consentiti comporti, per reazione, l'automatica perdita di consensi e di voti. Perchè del resto, non è anche questa una concreta dimostrazione di incapacità di gestire la cosa pubblica con onestà, trasparenza e rispetto delle regole nell'interesse della collettività? Se inizio la mia carriera politica usurpando gli spazi degli altri, cosa sarò disposto a fare una volta seduto nella stanza dei bottoni?

venerdì 22 febbraio 2013

La storia si ripete?


Primi anni venti del secolo scorso. “Caro direttore, sono uno studente non maritato e mi appresto a votare per la prima volta. Pur provenendo da idee socialiste penso che il partito dei lavoratori si stia ormai stancamente trascinando nell’immobilismo, e la recente scissione del nuovo partito comunista l’ha ulteriormente indebolito, creando un nuovo partito che per il suo estremismo bolscevico non potrà mai avere il mio voto. Ragione per cui, dopo la marcia su Roma, malgrado sia costernato dai metodi sbrigativi usati per contrastare chi dissente da loro, voterò per il Partito nazionale fascista, che vuole l’eliminazione della vecchia politica parassitaria, incontrando le necessità e i bisogni dei lavoratori con strutture di assistenza innovative ed efficaci”. 

giovedì 21 febbraio 2013


Un voto disgiunto per cambiare la Lombardia 
PAOLO HUTTER

SI è fatta confusione: non tutti hanno capito cos'è esattamente il voto disgiunto? Eppure, applicato il concetto al voto regionale per la Lombardia, potrebbe essere l'arma decisiva per evitare il ritorno del fronte leghista berlusconiano al Pirellone. Dare voti diversi per la Camera, il Senato e la Regione non è voto disgiunto, è articolazione del voto. Si chiama voto disgiunto, invece, una possibilità molto specifica, offerta dal sistema elettorale delle Regioni e dei Comuni, e solo da questi due, e cioè la possibilità di votare, sulla stessa scheda, per una lista al Consiglio regionale (eventualmente scrivendo il nome di un candidato, come preferenza) e per un candidato Presidente di uno schieramento diverso e concorrente rispetto a quella lista. In tal caso il voto al presidente può servire a farlo vincere, con la sua coalizione, invece il voto alla lista e al candidato consigliere serve a determinare il peso di quella lista nel Consiglio, e l'identità dei suoi eletti.Applichiamo lo schema al caso in questione. Se un elettore lombardo vuole votare il Movimento 5 Stelle, perché si sente rappresentato da quel tipo di battaglia, o condivide la protesta, sa però anche che realisticamente a vincere saranno comunque o Ambrosoli o Maroni. Può decidere col voto disgiunto chi sarà a governare, senza togliere neanche un centesimo di forza al M5S.C'È UN'ALTRA cosa che molti non sanno. Il candidato presidente viene automaticamente eletto in Consiglio regionale solo se vince o arriva secondo. Dal terzo posto compreso in poi, il candidato presidente non viene eletto. Infatti la candidata di 5 Stelle, Silvana Carcano, che lo sa bene, è anche candidata consigliera. Il voto alla Carcano o ad Albertini come presidenti, stando alle previsioni dei sondaggisti,è inutile perché non determina chi vincerà. E non determina neppure chi sederà in Consiglio a rappresentare il M5S.L'opportunità del voto disgiunto è sconosciuta ai più, e non viene propagandata dai partiti perché temono di perdere qualcosa. E invece hanno poco da perdere, quelli della coalizione Ambrosoli, e molto da guadagnare se almeno qualcuno tra gli elettori di 5 Stelle si ricorderà che Maroni e Formigoni sono l'opposto dei loro ideali. Per loro si tratterebbe solo di capire bene il meccanismo e, senza togliere un solo voto alla loro lista, potrebbero, votando Ambrosoli (o Maroni) scegliere anche a quale giunta fare opposizione. Certo questointerrogativo, questa sorta di secondo turno nello stesso voto sono un'operazione verità che comporta rischi per tutti: può esserci il 5 Stelle di destra che il voto disgiunto lo dà a Maroni, e ci saranno moltissimi che si rifiuteranno di scegliere. Ma, com'è accaduto per il ballottaggio di Pisapia, saranno più numerosi quelli che sceglieranno di favorire il cambiamento. Purché glielo si proponga.

martedì 19 febbraio 2013

Cultura a Varese


E domani parliamo di cultura.

Come si vota per le regionali


Elezioni Regionali in Lombardia. Si vota dalle 8.00 alle 22.00 di domenica 24 febbraio e dalle 7.00 alle 15.00 di lunedì 25 febbraio.
Hanno diritto al voto tutti i cittadini residenti in Lombardia che abbiano compiuto 18 anni di età. L’elettore dovrà presentarsi al seggio con la tessera elettorale e un documento di identità valido. Se non ha la tessera, deve richiederla all’ufficio elettorale del comune di residenza. Se l’ha smarrita, può richiederne un duplicato sempre all’ufficio elettorale.
Si vota con una scheda verde. Diverse sono le opzioni a disposizione per esprimere il proprio voto. Se si vuole votare il presidente di Regione senza dare il proprio voto a nessun partito, si può votare solo per il candidato alla presidenza della Regione facendo una croce sul suo nome. 
Se si vuole votare il candidato presidente e uno dei partiti che lo sostengono, si può fare una croce sul simbolo del partito. In tal caso si può esprimere una preferenza per un candidato a consigliere regionale scrivendo accanto al simbolo del partito prescelto il cognome (o il nome e cognome, in casi di omonimia) del candidato consigliere.
Se si vuole votare solo un partito, basterà fare una croce sul simbolo del partito. Il voto andrà comunque al presidente di Regione sostenuto dal partito prescelto.
Se si vuole votare un candidato presidente di Regione e un partito che NON lo sostiene (il cosiddetto voto disgiunto), bisogna fare una croce sul nome del candidato presidente di Regione e sul simbolo del partito. Anche in tal caso si potrà esprimere una preferenza per un candidato consigliere scrivendone il cognome (o il cognome e nome) accanto al simbolo del partito prescelto.
Sistema elettorale Regione Lombardia. Cambiata di recente, prevede che gli 80 consiglieri vengano eletti con criterio proporzionale sulla base di liste provinciali concorrenti; un seggio è riservato al miglior perdente tra i candidati alla presidenza. Nella composizione delle liste, c’è l’obbligo di parità fra uomini e donne. Il Presidente è quello che ha preso il maggior numero di voti su base regionale. C’è un premio di maggioranza che assegna almeno 44 seggi (cioè il 55% dei seggi consiliari) se il candidato Presidente più votato ha ottenuto meno del 40% dei voti validi; almeno 48 seggi (cioè il 60% dei seggi consiliari) se il Presidente ha ottenuto il 40% o più dei voti validi. La soglia di sbarramento che consenta a una lista di partecipare alla ripartizione dei seggi è del 3% su base regionale, a meno che la lista non sia collegata a un candidato Presidente che abbia conseguito almeno il 5% dei voti validi.


Le mie opinioni sul grillismo


Ultimi giorni di campagna elettorale: la maggiore preoccupazione è per il Movimento 5 Stelle.

Sappiamo tutto della destra, dopo vent'anni di governo in Italia e in Lombardia siamo in grado di giudicare la distanza siderale che passa tra le loro esternazioni elettorali e i risultati concreti della loro politica.
Viceversa dei grillini sappiamo poco e nulla.

Per quanto mi riguarda, in tutta questa campagna elettorale mi è capitato, solo in un paio di occasioni, di incontrare dei candidati del movimento di Grillo. Con il dovuto rispetto, di loro ricordo solo la totale vaghezza e inconsistenza.
Ma questo, tutto sommato, potrebbe essere anche il meno.

Ho provato ad approfondire, ascoltando e leggendo, dalle loro fonti, senza interferenze di quella che loro ritengono essere solo stampa di regime, tutta (TUTTA) corrotta e incompetente.

Bene, non ci si capisce granchè.

Pare siano favorevoli al riciclaggio dei rifiuti e contrari al consumo di suolo: troppo facile.

Pare siano favorevoli ai tagli ai costi della politica e contrari agli inquisiti in Parlamento: troppo facile anche questo.

Che altro? Da che parte stanno sulle questioni sociali? Sui temi etici, sui diritti, sulla giustizia?

Tra gli ultimi e i privilegiati a chi dispensano i loro favori?
Sulle questioni del lavoro, sui licenziamenti, sulla violenza contro le donne, sull'immigrazione, sulla sanità, che cosa pensa il candidato del movimento stellato?


Ho visto in rete stralci di vari comizi dello Tsunami Tour: solo Grillo con le sue urla sguaiate, la sua volgarità, la sua faccia assatanata, i suoi anatemi, le sue certezze. Quante certezze, quanto assolutismo. 

Giudizi sommari per stampa, sindacato, tutto il mondo del lavoro, tutta l'impresa, tutta la società: urla e strepiti contro chiunque non creda nel nuovo verbo.
Troppo, davvero troppo. Di che preoccuparsi.

Scopro poi che il gran predicatore è anche un cacciaballe; dati a caso, calati sulla folla osannante, acritica.

I tizi di www.pagellapolitica.it sono andati un po' a fondo e hanno accertato che la veridicità complessiva delle dichiarazioni di Grillo è pari solo al 47%(per dare un'idea, è più attendibile Berlusconi col suo 54%).

Ciò significa che il 53% delle esternazioni con cui riempie le piazze sono fandonie.

Ricette sbagliate fondate su presupposti falsi.

In questi giorni ognuno di noi sta incontrando qualche indeciso tentato da Grillo: proviamo a evitare che getti il suo voto nelle mani di tanta inutile e volgare inutilità.




giovedì 14 febbraio 2013

Un voto per cominciare a costruire il futuro

In condizioni di normalità democratica una coalizione dignitosa e un buon candidato presidente che si presentasse in Lombardia contro il centrodestra dei Maroni e dei Formigoni dovrebbe vincere a mani basse.
Ma noi veniamo da un ventennio in cui la politica e la democrazia sono stati profondamente manipolati e stravolti.
Tuttavia non ci si può arrendere.
La partita va giocata fino in fondo e la si può anche vincere. 

Molti dimenticano che queste sono "elezioni anticipate", sia a livello nazionale che regionale, e già questo dovrebbe essere un motivo sufficiente per prendere atto del fallimento del centrodestra. 
Ma non è così automatico.
Dovrebbe essere ovvio e  naturale che una classe politica rivelatasi incapace di fronteggiare la crisi economica che sta devastando il paese e che in Lombardia si è distinta per ruberie, vacanze tropicali a sbafo, diamanti, lauree albanesi, multe per quote latte scaricate sui contribuenti, traffici malavitosi con la ndrangheta e firme false sulle liste, non potesse più neppure immaginare di poter continuare a governare.
Sarebbe, prima di tutto, una questione di decenza.

Invece eccoli qui, pronti a rivendicare meriti che non hanno e a promettere anche l'impossibile.
Ma perchè ciò che promettete ora non l'avete fatto mentre eravate al governo?
Eccoli qui, tutti impegnati a sfornare ricette magiche e soluzioni a ogni problema, come se fino a ieri la Lombardia e l'Italia fossero state governate da qualcun altro.

Possiamo e dobbiamo mandarli a casa per ricominciare a costruire il futuro. 
La nostra Lombardia, che insieme al resto del paese soffre la crisi del lavoro e dell'economia, si merita di più e di meglio.
Il centrosinistra e il suo candidato presidente Ambrosoli si presentano come l'unica alternativa credibile e come veicolo di cambiamento.
La strada è certamente difficoltosa, ma non per questo bisogna arrendersi. 
In politica, come nella vita, non c'è cosa peggiore che dare per persa la partita prima ancora di giocarla.
Noi di Sinistra Ecologia Libertà pensiamo che la partita vada giocata fino all'ultimo minuto.
Sono molti i delusi, gli sfiduciati, gli incerti e si può ancora fare molto per riconquistare speranza e partecipazione. 
Nel mio piccolo ci provo.

mercoledì 13 febbraio 2013

la fatica delle bimbe molestate

E domani mi tocca l'ennesimo processo penale in cui andare a difendere le sorti di una ragazza che, da bimba, è stata sessualmente molestata dall'anziano porco di famiglia (nonno, zio, compagno della mamma).
E mi prende un pò di sconforto.
Perchè va bene il garantismo, va bene la presunzione di innocenza, va bene che il reato è punito con una pena elevatissima e che è apprezzabile lo sforzo di condannare solo se vi è certezza, van bene i tre gradi di giudizio, ma ogni tanto, spesso quando i giudici sono uomini, mi chiedo perchè sia così difficile far loro capire quanta fatica, quanta sofferenza, quanto imbarazzo, quanti sensi di colpa ci siano dietro a queste bimbe che denunciano.
E allora, dopo un pò di anni che le accompagno in questa fatica, mi viene da pensare che, forse, se la pena prevista per questo tipo di reati fosse meno pesante, se invece del solo carcere si pensasse anche a delle pene alternative, minimamente riabilitative, forse si arriverebbe a giudicarli prima questi amorevoli signori. 
E allora finalmente le bambine riprenderebbero a dormire senza incubi.

pensierino della sera

Che giornata. 
Iniziata con l'evento organizzato dalla CGIL e terminata con la visita di Vendola a Varese.
Come sempre Niki è grande. Grande narratore, lucido politico e ottimo amministratore.
Pensierino della sera: che paese potrà finalmente diventare l'Italia quando il centrosinistra vincerà le elezioni.

martedì 12 febbraio 2013

confessione

Dopo una notte insonne che non finiva mai ho deciso di fare outing.
Mi sono accorta troppo tardi che sui miei manifesti, sui santini, volantini, pieghevoli, insomma su tutto il mio materiale elettorale, c'è un errore clamoroso.
Non potevo rifare tutto. Troppo tardi. 
Ho deciso di tenere tutto così.
Eppure vi prego di credermi (e se vi dovesse capitare, ditelo pure in giro), so bene di essere candidata per le elezioni "regionali".

lunedì 11 febbraio 2013


In queste settimane ho partecipato a svariati incontri, in gran parte intervenendo sul tema dei diritti. Tema centrale, ovviamente, che mi sta a cuore e mi appassiona. 
Ho pensato però che nel dibattito di questa campagna elettorale mi sarebbe piaciuto parlare anche dei doveri: in primo luogo perché gli uni (i diritti) sono privi di contenuto e, sostanzialmente, restano scritti sull'acqua in assenza degli altri (i doveri).
In secondo luogo perché credo che saremo un paese diverso quando come cittadini, lavoratori, genitori e, insomma, come individui facenti parte di una comunità impareremo a imporre a noi stessi e a pretendere dagli altri che la prima regola sia per tutti quella di fare il proprio dovere, di rispettare le regole, di non trovare giustificazioni o attenuanti per furberie, favori, sciatteria o menefreghismo.
Infine, perché ho accettato di candidarmi e, quindi, pochi o tanti che siano i voti, ci saranno delle persone che indicheranno me perché li rappresenti in una istituzione. 
Ecco, secondo me, noi tutti, che siamo stati così presuntuosi da chiedere alle persone di darci fiducia, al di là di ogni facile inseguimento del forte vento dell'antipolitica, dovremmo impegnarci a svolgere il nostro mandato, se eletti, anteponendo sempre e comunque l'interesse generale al nostro, con spirito di servizio, come se si trattasse, semplicemente, di fare il nostro dovere. 
Il privilegio, l'unico, dovrebbe essere quello di avere la responsabilità di lavorare nell'interesse della collettività.
Il che basta e avanza.

venerdì 8 febbraio 2013

La società va fondata sul lavoro


Ieri sera ho ascoltato Umberto Ambrosoli da Santoro e ho pensato che forse qualcosa sta cambiando, forse davvero questa volta ci siamo.

Poche promesse, poche scemenze, zero proclami e l'idea della responsabilità, prima di tutto. 

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giovedì 7 febbraio 2013

donne e politica. gioie o dolori?

Ieri sera ho partecipato a un incontro organizzato dalla Consulta Femminile Provinciale con tutte le donne candidate alle regionali nelle liste della Provincia.

Eravamo veramente tante e avevamo un minuto per presentarci, per parlare del fiore all'occhiello del nostro programma e, nella seconda tornata, un minuto e mezzo per parlare delle nostre proposte per il mondo del lavoro e il superamento della attuale situazione di crisi.

Ovviamente, con tempi così contingentati, era impossibile dire qualcosa più del titolo dell'argomento che si sarebbe voluto trattare, se ne avessimo avuto il tempo.

Nonostante ciò, l'incontro mi ha fatto riflettere.

Sono rimasta estremamente colpita dalle notevoli competenze e dall'alta professionalità delle donne presentate da più o meno tutte le liste.

Di molte di loro non condivido l'appartenenza politica, le idee e, talora, anche le proposte. Ma ciò nonostante ho trovato donne  serie, determinate e, soprattutto, preparate.

Magari i nostri organi istituzionali avessero al loro interno competenze di quel livello!

E ciò mi porta a fare alcune riflessioni.

I partiti (con alcune eccezioni) hanno fortunatamente interpretato l'obbligo della parità di genere nelle liste regionali come occasione per inserire nella propria squadra figure femminili di alto livello.

Figure femminili che, seppur ormai presenti in gran numero nel mondo del lavoro e delle professioni, erano rimaste sinora un pò lontane dalla politica.

L'obbligo del rispetto della parità di genere nella composizione delle liste ha costretto i nostri politici (spesso a malincuore) ad andarle a cercare e a convincerle a partecipare.

E questo non può essere che un bene.

Non tanto per un malcelato senso di "appartenenza" o rigurgiti di vetero-femminismo, ma perchè sono fermamente convinta che un corpo politico un pò più al femminile possa solo far bene alla politica e all'Italia.

Perchè uno sguardo diverso, più pratico e concreto ma, nello stesso tempo, più sensibile, più multisettoriale - come può essere quello di una donna da sempre abituata a occuparsi e dividersi tra esigenze di lavoro e di cura della famiglia - potrà sicuramente fornire uno strumento in più per la soluzione degli innumerevoli problemi che la gravissima crisi economica costringerà i nostri politici ad affrontare.

Perchè se la politica che rifiutiamo, quella che ci ha disgustato in questi anni è quella sporca, fatta di affiliazioni, di malaffare e di disprezzo per il bene pubblico, le donne - non tanto per ragioni cromosomiche o di genere, ma proprio perchè nuove entrate e diverse - costringeranno gli attuali apparati a mettere in discussione e, comunque, a mettere in disordine le logiche di potere costituite e costruite in questi anni dagli uomini.






martedì 5 febbraio 2013

Andiamo avanti a farci del male



Questa mattina ho litigato con Bersani e Vendola. 

Ho cercato di convincerli in tutti i modi: promettiamo una bella settimanina di vacanza per tutti, pagata cash dal simpatico governo, con tanto di animazione e vino ai pasti incluso.
Oppure potremmo proporre il riscaldamento gratis e al sud pure la luce (tanto di riscaldamento loro spendono meno, vero bobo?). 
Minimo dei minimi, ho provato a dire a quei due musoni, via le strisce blu da tutte le città, parcheggi gratis quando vuoi, per quanto tempo vuoi e dove vuoi.

Invece niente. 

Continuiamo con le solite noiosissime proposte: un grande piano pubblico con l'obiettivo di mettere a posto scuole e ospedali! 
Figuriamoci, nuovi posti di lavoro, un po' di fiato a uno dei settori più strategici e più sofferenti del paese e luoghi più sicuri, più moderni e più accoglienti dove mandare i ragazzi a studiare e i malati a curarsi. 

Andiamo avanti così, facciamoci del male....

domenica 3 febbraio 2013

Per fortuna gli italiani sono sbadati

Silvio promette il rimborso dell'IMU agli italiani e Mario Monti replica, sdegnato: "Berlusconi non ha mai mantenuto le promesse, gli italiani hanno memoria."

Ma, a dir la verità, anche Monti pare contare molto sulla sbadataggine degli italiani.  

Ieri, nella conferenza stampa di presentazione del suo programma, ha parlato di aumento dell'età pensionabile. 
Rimproverato dal suo staff per l'effetto negativo che la proposta avrebbe avuto sui sondaggi, ha pensato bene, a fine seduta, di alzarsi e, da buon professore, si è messo a dettare ai giornalisti la sintesi del suo intervento, compresa la punteggiatura e, sempre con tono un pò sdegnato, li ha rimproverati: "cosa avete capito? non ho mai parlato di aumento dell'età pensionabile".

Peccato che se ci si toglie lo sfizio di andare a leggere il suo programma si scopre, nella prima pagina dell'agenda Monti per il lavoro, la seguente frase, addirittura grassettata: "necessità di aumentare l'età pensionabile effettiva".

Allora professore, la aumentiamo o no l'età pensionabile?

Danza per i diritti


La danza e i diritti. Le mie grandi passioni.
Alzare la testa, guardare in faccia che ti opprime e, danzando, dirgli BASTA.

sabato 2 febbraio 2013

Lunedì 4: prova con l'ambiente

Lunedì sera terrò un incontro con i candidati delle altre liste per le elezioni regionali sulla questione ambiente e sulla nuova proposta di legge di Legambiente "Italia, bellezza, futuro".

Partendo dall'assunto che "il petrolio dell'Italia sia la bellezza", Legambiente propone un disegno di legge organico nel quale la tutela dell'ambiente diventi finalmente un precetto tutelato dalla nostra Costituzione e l'innegabile bellezza del nostro territorio - dal punto di vista storico, culturale e paesaggistico - diventi, attraverso la sua valorizzazione e riqualificazione, uno strumento di rilancio economico per aiutare il paese a superare la situazione di crisi. 

Quindi, maggior tutela della bellezza, ma anche maggiore sfruttamento di quest'unica, ineguagliabile, risorsa naturale di cui l'Italia gode.

Qualche suggerimento da sottoporre al pubblico di lunedì sera e ai candidati degli altri partiti?





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