Mi ci sono voluti alcuni giorni di silenzio per metabolizzare il pessimo risultato elettorale.
La prima reazione doverosa è quella di ringraziare tutti coloro (e non sono stati pochi) che hanno ritenuto di darmi fiducia, esprimendo la loro preferenza al momento del voto.
Questo per me è motivo di grande soddisfazione personale e mi fa pensare che, nonostante il risultato, ne sia valsa la pena.
Per il resto, il mio attuale sentimento, ancora "di pancia" più che frutto di elaborazione, è un misto di depressione e timore.
Depressione perchè vedere la Lega con Maroni governatore della Lombardia, dopo tutto quello che è successo, mi fa pensare che vi siano davvero poche speranze di rinascita, rinnovamento e pulizia.
Timore perchè il fenomeno M5S, qualche idea seria e condivisibile, eccessivamente permeata di arrogante qualunquismo sfascista e di acritica adorazione per il nuovo profeta, mi inquieta e mi rende terribilmente diffidente, come di fronte a ogni forma di religione e di dogmatismo.
Premesso che questi sono i miei sentimenti di oggi e che, a conti fatti, l'aver votato e militato con passione per un partito che ha ottenuto il 3,2% a livello nazionale e l'1,5% a livello locale, mi costringe a prendere atto del fatto che non capisco nulla di politica e che sto guardando il mondo da una riserva indiana, ciò detto, alcune sommesse considerazioni mi permetto di farle, sperando di venire presto smentita dalla realtà dei fatti.
Ieri in rete si dedicava grande interesse ed entusiasmo a una petizione che una grillina vorrebbe inviare a Grillo invitandolo a non arroccarsi e a collaborare col centrosinistra al fine di far approvare una serie di riforme che il nuovo Parlamento, prima di sciogliersi, dovrebbe varare. Si tratta precisamente (riporto testualmente)di:
«1. Una nuova legge elettorale; // 2. Una legge contro la precarietà e l’istituzione del reddito di cittadinanza; // 3. La riforma del Parlamento, l’eliminazione dei loro privilegi, l’ineleggibilità dei condannati; // 4. La cancellazione dei rimborsi elettorali; // 5. L’abolizione della legge Gasparri e una norma sul conflitto d’interessi; // 6. Una legge anticorruzione che colpisca anche il voto di scambio e l’istituzione di uno strumento di controllo sulla ricchezza dei rappresentanti del popolo (il “politometro”); 7. Il ripristino dei fondi tagliati alla Sanità e alla Scuola; // 8. L’istituzione del referendum propositivo senza quorum; // 9. L’accesso gratuito alla Rete; // 10. La non pignorabilità della prima casa».
A prima lettura le proposte parrebbero condivisibili.
Certo è che si tratta di proposte minime, per lo più, assolutamente generiche ma, soprattutto, possibile fonte di gravi equivoci.
“Reddito di cittadinanza”. Cosa significa? E' diverso, e in cosa, dal disegno di legge per il reddito minimo garantito sul quale S.E.L. sta raccogliendo le firme già da parecchi mesi? Sarebbe economicamente sostenibile e sulla base di quali risorse?
“Ineleggibilità dei condannati”. Si dovrà ben specificare, seppure sinteticamente, se l'ineleggibilità dovrebbe valere per tutti i reati o solo per i delitti dolosi; se ci vorrà una sentenza definitiva o sarà invece sufficiente una qualunque sentenza.
L’altra questione rispetto alla quale la proposta dei grillini mi preoccupa e mi delude, dimostrandosi intollerabilmente superficiale e populista, è quella relativa alla non pignorabilità della prima casa.
In uno Stato in cui anche gli stipendi e le pensioni sono pignorabili pro quota, il profeta genovese - per raccogliere consensi, sull'onda dei malumori nati da sospetti abusi di Equitalia - ha proposto, come un novello pifferaio magico, di rendere impignorabile la prima casa.
E c'è chi lo segue e lo plaude senza capire cosa significherebbe realmente una proposta del genere.
E' evidente che se mai una tale scellerata proposta dovesse superare la boutade da campagna elettorale la conseguenza immediata sarebbe quella che nessuna banca erogherebbe più un centesimo di mutuo senza una garanzia ipotecaria.
E se anche se così non fosse, se anche le banche dovessero comunque erogare i mutui, poichè i denari prestati per finanziare gli acquisti della prima casa non sono altro che i nostri soldi, quelli che noi depositiamo sui conti correnti, se questi soldi non dovessero essere poi restituiti, inevitabilmente il danno ricadrebbe su ogni singolo correntista.
Non va, infatti, dimenticato che la pignorabilità della casa non è un privilegio di cui gode solo Equitalia, ma uno strumento a favore di qualsiasi creditore; che ciascuno di noi potrebbe essere creditore di un soggetto per mille validi motivi e che non potendo pignorare la casa spesso non avrà alcun altro modo per soddisfare il proprio credito, che resterà così solo un numero scritto su un pezzo di carta; che non sempre Equitalia agisce ingiustamente, ma spesso tenta anche di recuperare il credito da evasione fiscale di soggetti che truffano e danneggiano la collettività.
Ma tutte queste considerazioni pare che il profeta genovese non le abbia fatte.