giovedì 21 febbraio 2013


Un voto disgiunto per cambiare la Lombardia 
PAOLO HUTTER

SI è fatta confusione: non tutti hanno capito cos'è esattamente il voto disgiunto? Eppure, applicato il concetto al voto regionale per la Lombardia, potrebbe essere l'arma decisiva per evitare il ritorno del fronte leghista berlusconiano al Pirellone. Dare voti diversi per la Camera, il Senato e la Regione non è voto disgiunto, è articolazione del voto. Si chiama voto disgiunto, invece, una possibilità molto specifica, offerta dal sistema elettorale delle Regioni e dei Comuni, e solo da questi due, e cioè la possibilità di votare, sulla stessa scheda, per una lista al Consiglio regionale (eventualmente scrivendo il nome di un candidato, come preferenza) e per un candidato Presidente di uno schieramento diverso e concorrente rispetto a quella lista. In tal caso il voto al presidente può servire a farlo vincere, con la sua coalizione, invece il voto alla lista e al candidato consigliere serve a determinare il peso di quella lista nel Consiglio, e l'identità dei suoi eletti.Applichiamo lo schema al caso in questione. Se un elettore lombardo vuole votare il Movimento 5 Stelle, perché si sente rappresentato da quel tipo di battaglia, o condivide la protesta, sa però anche che realisticamente a vincere saranno comunque o Ambrosoli o Maroni. Può decidere col voto disgiunto chi sarà a governare, senza togliere neanche un centesimo di forza al M5S.C'È UN'ALTRA cosa che molti non sanno. Il candidato presidente viene automaticamente eletto in Consiglio regionale solo se vince o arriva secondo. Dal terzo posto compreso in poi, il candidato presidente non viene eletto. Infatti la candidata di 5 Stelle, Silvana Carcano, che lo sa bene, è anche candidata consigliera. Il voto alla Carcano o ad Albertini come presidenti, stando alle previsioni dei sondaggisti,è inutile perché non determina chi vincerà. E non determina neppure chi sederà in Consiglio a rappresentare il M5S.L'opportunità del voto disgiunto è sconosciuta ai più, e non viene propagandata dai partiti perché temono di perdere qualcosa. E invece hanno poco da perdere, quelli della coalizione Ambrosoli, e molto da guadagnare se almeno qualcuno tra gli elettori di 5 Stelle si ricorderà che Maroni e Formigoni sono l'opposto dei loro ideali. Per loro si tratterebbe solo di capire bene il meccanismo e, senza togliere un solo voto alla loro lista, potrebbero, votando Ambrosoli (o Maroni) scegliere anche a quale giunta fare opposizione. Certo questointerrogativo, questa sorta di secondo turno nello stesso voto sono un'operazione verità che comporta rischi per tutti: può esserci il 5 Stelle di destra che il voto disgiunto lo dà a Maroni, e ci saranno moltissimi che si rifiuteranno di scegliere. Ma, com'è accaduto per il ballottaggio di Pisapia, saranno più numerosi quelli che sceglieranno di favorire il cambiamento. Purché glielo si proponga.

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